Sabato scorso (11 Luglio) non era una giornata caldissima o, meglio, era un bel caldo secco e ventilato, l'ideale per uscire a passeggio. Siamo così andate io e mia figlia a fare un bel giro nel popolare quartiere di Porta Palazzo, camminando a lungo tra i numerosi e variopinti banchi dell'antico mercato. Dopo una breve sosta ristoratrice presso il dehor di un bar in Galleria Umberto I, abbiamo ripreso la passeggiata fino ad arrivare ai piedi delle Porte Palatine, che ho visto da vicino tante tante volte da quando abito a Torino eppure ogni volta è un'emozione, forse indescrivibile. Ci si ritrova per un attimo a fare un salto indietro nel tempo, fino al 25 A.C., anno in cui furono edificate. Ma ora qualche accenno storico: Le Porte Palatine, nome con cui è comunemente nota la torinese Porta Palatina (in piemontese Pòrta Palatin-a o Tor Roman-e), sono una costruzione romana che consentiva l'accesso da settentrione ad Augusta Taurinorum, la civitas ( la città) romana che oggi prende il nome di Torino. Gli imponenti resti dell'antica struttura sono visibili al centro di un'area aperta, l'odierna Piazza Cesare Augusto.
L'edificazione delle Porte Palatine, conosciute in epoca romana come Porta Principalis, è avvenuta tra la fine del I secolo a.C. e l'inizio del I secolo, periodo a cui risale la fondazione di Augusta Taurinorum. Oggi l'antica Porta Principalis si staglia di fronte al visitatore con le due torri a sedici lati e il corpo centrale, ma solo quest'ultimo è opera autentica degli architetti romani. Le torri vengono erette in epoca posteriore e subiscono numerosi rimaneggiamenti nel corso dei secoli: i merli, ad esempio, sono aggiunti nel 1404.
Il nome Porta Palatina proviene da Porta Palatii, termine che indicava la contiguità del Palatium Imperiale alla fine del XII secolo, un edificio divenuto poi sede dell'amministrazione comunale. Il Palatium ospita molte presenze illustri nel corso dei secoli, dai sovrani Longobardi ai controversi soggiorni di Carlo Magno e Carlo il Calvo.
Il processo di rinnovamento urbanistico avviato nei primi decenni del Settecento da Vittorio Amedeo II di Savoia prevede la scomparsa delle Porte Palatine. Lo smantellamento non viene poi attuato grazie all'intervento dell'ingegnere Antonio Bertola, che riesce a convincere il Duca della necessità di preservare l'antica opera architettonica. Non si conoscono le argomentazioni addotte dal Bertola a sostegno della sua tesi, ma è lecito supporre che egli abbia evocato alcuni concetti impliciti nell'architettura romana: la cinta muraria intervallata da porte d'accesso non ha solo uno scopo difensivo, serve anche a marcare la differenza in termini di civiltà tra un accampamento barbarico e una civitas romana.
Nel 1724 l'edificio annesso alle Porte Palatine cambia la sua destinazione d'uso e diventa prima il carcere del Vicariato, poi un istituto dove sono detenute donne accusate di delitti comuni. Tra il 1860 e il 1934 una lunga serie di interventi cerca di restituire, per quanto possibile, l'immagine originaria delle Porte Palatine: si riapre l'antica duplice porta e si isola la struttura dal contesto urbano circostante, abbattendo un gruppo di vecchie case troppo a ridosso del monumento.
Le abbiamo attraversate con calma, immergendoci in quel breve ma emozionante viaggio nel tempo....... bellissimo!
(per gli accenni storici, fonte: wikipedia)
1 commento:
Ah che meraviglia le Porte Palatine!
Anche per me e' sempre un'emozione rivederle! Non smette mai di stupirmi il fatto che una testimonianza storica cosi' antica sia ancora in piedi, e sia li' all'aria aperta, come se fosse stata costruita solo un paio di decenni fa. Non e' incredibile?
Avere una testimonianza storica di quel calibro nella propria citta' e' un grande privilegio! La si puo' visitare gratuitamente in un qualunque momento! Ogniqualvolta lo si desideri, si puo' andare ad ammirare un autentico pezzo di storia che, come hai detto tu, sa far ritornare indietro nel tempo.
Brava, continua cosi'!!
Ciao e a presto!!
Mari
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