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giovedì 30 luglio 2009

Una tragedia.... che si poteva evitare?

La notizia ieri sera al telegiornale, che si segue spesso cenando. A Catania una giovane madre soffoca con un cuscino il suo piccolo di trenta giorni perchè, così diceva l'articolo, piangeva troppo e lei non ce la faceva più. All'orrore che si prova sentendo una simile notizia subito seguono i commenti di uno psicologo che parla di "depressione post-partum" e poi parla anche di "follia".
La stessa notizia descritta da giornalisti diversi cambia in alcuni particolari, e io faccio ovviamente riferimento a quel che ho sentito ieri sera al telegiornale.
L'articolo parla di una giovane con due bambini, uno di trenta giorni e l'altro di poco più di un anno, con una situazione affettiva instabile, pare avesse un compagno che non ha voluto neanche riconoscere suo figlio, figuriamoci come le stava vicino. Ho pensato a lungo, anche perchè ci sono passata e so come ci si sente dopo il parto, quando subentra una stanchezza fisica ma anche molto mentale, nel momento in cui invece avresti paradossalmente più bisogno di energie sia fisiche che mentali per far fronte alle nuove responsabilità, accudire un neonato e magari ci sono anche altri figli in casa, per cui pulire, lavare,stirare, cucinare ecc ecc quando la notte non puoi dormire perchè il piccolo piange e va accudito. Dopo qualche settimana di quella vita ci si sente davvero a terra in tutti i sensi. Spesso si sente dire che il parto non è una malattia o un intervento, ovvio che non lo è, ma spesso lo dicono persone che o sono medici maschi o comunque son persone che non han provato, bella gente queste cose bisogna provarle sulla propria pelle! Sia ben chiaro che NIENTE giustifica un gesto così orribile ma, come per ogni cosa, si cerca una spiegazione, cosa ben diversa, si cerca di capire se un fatto così grave poteva essere evitato.
Due bimbi piccoli significano non dormire di notte per seguirne uno e non dormire di giorno per seguire l'altro, e questo va avanti per mesi, aggiungiamo poi che di sicuro bisogna sbrigare un minimo di faccende domestiche e, anzi, con due figli neanche tanto un minimo. Se poi aggiungiamo una vita affettiva disastrosa e non viene difficile immaginare magari anche problemi economici beh... il cocktail è davvero esplosivo.
A questo punto mi sentirei di dire che piuttosto che usare la sindrome post-partum come capro espiatorio perchè non puntare il dito contro chi doveva stare vicino a questa donna e non l'ha fatto? La famiglia in primo luogo, dov'era? Aveva manifestato sintomi depressivi ed è stata ignorata o sottovalutata? Era seguita da qualcuno, tipo assistenti sociali, parrocchia o altro? Visto e considerato che sono fatti che non capitano poi neanche tanto di rado forse sarebbe ora di cominciare a porci certi interrogativi?
Resta la tristezza infinita di quel piccolo angelo venuto al mondo da poco, in questo mondo che così presto e così tragicamente ha dovuto abbandonare.....