La notizia ieri sera al telegiornale, che si segue spesso cenando. A Catania una giovane madre soffoca con un cuscino il suo piccolo di trenta giorni perchè, così diceva l'articolo, piangeva troppo e lei non ce la faceva più. All'orrore che si prova sentendo una simile notizia subito seguono i commenti di uno psicologo che parla di "depressione post-partum" e poi parla anche di "follia".
La stessa notizia descritta da giornalisti diversi cambia in alcuni particolari, e io faccio ovviamente riferimento a quel che ho sentito ieri sera al telegiornale.
L'articolo parla di una giovane con due bambini, uno di trenta giorni e l'altro di poco più di un anno, con una situazione affettiva instabile, pare avesse un compagno che non ha voluto neanche riconoscere suo figlio, figuriamoci come le stava vicino. Ho pensato a lungo, anche perchè ci sono passata e so come ci si sente dopo il parto, quando subentra una stanchezza fisica ma anche molto mentale, nel momento in cui invece avresti paradossalmente più bisogno di energie sia fisiche che mentali per far fronte alle nuove responsabilità, accudire un neonato e magari ci sono anche altri figli in casa, per cui pulire, lavare,stirare, cucinare ecc ecc quando la notte non puoi dormire perchè il piccolo piange e va accudito. Dopo qualche settimana di quella vita ci si sente davvero a terra in tutti i sensi. Spesso si sente dire che il parto non è una malattia o un intervento, ovvio che non lo è, ma spesso lo dicono persone che o sono medici maschi o comunque son persone che non han provato, bella gente queste cose bisogna provarle sulla propria pelle! Sia ben chiaro che NIENTE giustifica un gesto così orribile ma, come per ogni cosa, si cerca una spiegazione, cosa ben diversa, si cerca di capire se un fatto così grave poteva essere evitato.
Due bimbi piccoli significano non dormire di notte per seguirne uno e non dormire di giorno per seguire l'altro, e questo va avanti per mesi, aggiungiamo poi che di sicuro bisogna sbrigare un minimo di faccende domestiche e, anzi, con due figli neanche tanto un minimo. Se poi aggiungiamo una vita affettiva disastrosa e non viene difficile immaginare magari anche problemi economici beh... il cocktail è davvero esplosivo.
A questo punto mi sentirei di dire che piuttosto che usare la sindrome post-partum come capro espiatorio perchè non puntare il dito contro chi doveva stare vicino a questa donna e non l'ha fatto? La famiglia in primo luogo, dov'era? Aveva manifestato sintomi depressivi ed è stata ignorata o sottovalutata? Era seguita da qualcuno, tipo assistenti sociali, parrocchia o altro? Visto e considerato che sono fatti che non capitano poi neanche tanto di rado forse sarebbe ora di cominciare a porci certi interrogativi?
Resta la tristezza infinita di quel piccolo angelo venuto al mondo da poco, in questo mondo che così presto e così tragicamente ha dovuto abbandonare.....
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2 commenti:
Davanti a tragedie di questo genere non si puo' far altro che provare tanto sgomento. Si resta senza parole, ma solo con tanta tristezza addosso.
Quando succedono fatti di questo genere, e cioe' casi in cui una madre uccide i propri figli, per quanto grande sia l'orrore e la rabbia, onestamente provo un'immensa tristezza perche' ho sempre l'impressione che questi gesti estremi siano spesso (non sempre) compiuti in preda alla disperazione e alla stanchezza, una stanchezza che riesce a prendere il sopravvento anche sulla ragione.
Non so in che modo si possano evitare tragedie di questo genere, pero' sicuramente questi sono fattacci che dovrebbero far meditare tutti coloro che in famiglia hanno una persona con uno o piu' bambini piccoli.
Oppure, anziche' spendere soldi in tante boiate, perche' certi Comuni non istituiscono dei centri di assistenza per mamme in difficolta' non solo monetarie, ma anche difficolta' fisiche ed emotive? Potrebbero essere delle ancore di salvezza per quelle mamme che sono sull'orlo della pazzia; sapendo che c'e' un centro dove poter lasciare i bambini per due o tre ore (il tempo magari di farsi un po' di pulizia in casa, una doccia ed un sonnellino) forse molte di queste mamme si sentirebbero piu' tranquille.
Naturalmente, l'azione di questi centri andrebbe affiancata all'aiuto di mariti, nonni, zii, ecc. , ma nel caso di mamme sole l'aiuto di questi centri potrebbe indubbiamente essere preziosissimo.
Che ne pensi?
Oppure, perche' non dare quest'opportunita' ai tanti insegnanti a spasso? Perche' non ristrutturare e riutilizzare edifici abbandonati (come ce ne sono tanti a Torino e sicuramente in tante altre citta' d'Italia) e adibirli a questo scopo?
Non dico debbano essere centri gratuiti e gestiti da volontari (anche se con le millemila ONLUS che gia' ci sono, si potrebbe senz'altro fare un ulteriore sforzo), ma si potrebbe per esempio richiedere un contributo simbolico e che possa essere alla portata di tutti.
Comunque, io mi auguro che queste tragedie riescano in qualche modo ad aumentare la sensibilita' della gente nei confronti di queste tematiche che sono spesso sottovalutate.
Ciao e continua cosi'!
Mari
Rimango sempre allibita di fronte a questi fatti... le persone hanno lati oscuri che non è facile raggiungere, ma è vero che basterebbe l'occhio esperto di un medico per valutare la situazione....
Manca anche la famiglia..questa ragazza era sola, una volta le madri o le sorelle si trasferivano a casa della puerpera e la assistevano 40 giorni circa. L'ho sempre trovata un'usanza molto civile, ma ora non si ha più tempo per le persone, bisogna sempre correre e lavorare e uscire e, soprattutto, comprare.
Forse non per tutti è così, ma molte persone hanno perso il contatto con la realtà, con l'uomo, con la compassione.
Un pensiero anche a questa mamma tormentata che porterà con se il rimorso per questo gesto tutta la vita, speriamo che ora almeno qualcuno la aiuti.
Ciao valella
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