Giorni fa io e mia figlia ci siamo recate a fare la spesa al mercato che c'è in fondo al corso dove abitiamo. Dopo aver posteggiato come d'abitudine ho aperto il bagagliaio per prendere una borsa vuota da riempire poi con gli acquisti, e lì la nostra attenzione è stata attratta da una scritta sul muro di una casa adiacente il marciapiede dove mi ero fermata con l'auto.
Da notare, secondo me, la precisione con cui è vergata, senza sbavature di colore, senza errori e poi quel punto esclamativo finale che ne fa un monito, non trovate? I muri delle città sono pieni, purtroppo, di scritte che spesso sono un inno alla volgarità, al razzismo e altro e si immagina che magari siano scritte nottetempo con la paura di essere scoperti, per cui chi le produce non bada certo all'ortografia, non parliamo dei contenuti. Ma questa è ben diversa!
Vittime, non tutti lo siamo! Cosa mai avrà voluto dirci questo anonimo filosofo di strada? (visto e considerato quanto ci ha dato da pensare, e quanto ne darà magari a voi che leggete, non saprei come diversamente definirlo se non filosofo.....)
Forse che, pur credendoci vittime, non sempre lo siamo? Magari, chissà, il ruolo della vittima è in qualche modo attraente...... Oppure ci crediamo vittime anche quando addirittura siamo carnefici? O forse più semplicemente, e qua davvero divago, chi l'ha scritta è una persona suo malgrado relegata al ruolo di carnefice da un'ipotetica vittima che poi a conti fatti tanto vittima non è? Chissà...... Fatto sta che ne abbiamo parlato a lungo e ancora oggi, a distanza di giorni, ne riparliamo. Per una volta una scritta sul muro ci ha fatto pensare e riflettere a lungo, e non, come solito, pensare che c'è gente che non ha di meglio da fare.
1 commento:
Devo dire che questa sibillina frase sta dando da pensare molto pure a me!
Che cosa abbia voluto dire il filosofo (o la filosofa) di strada non lo sapremo mai, a meno che non sia lui / lei a dircelo, ma in ogni caso penso sia molto piu' divertente dare spazio alle ipotesi ed alle interpretazioni personali.
Innanzitutto bisognerebbe chiedersi come mai questa persona abbia scelto i graffiti come mezzo d'espressione. Forse e' un anarchico che se ne catafotte (per dirla alla Montalbano) della cosa pubblica e pur possedendo magari un certo livello d'istruzione non ci vede nulla di male nell'imbrattare i muri non di casa sua. Se si tratta di un anarchico, allora la frase effettivamente ha senso: il fatto che abbia scritto al plurale usando il noi fa pensare che lui / lei si senta parte del gruppo di presunte vittime che pero' non dovrebbero sentirsi tali. Il messaggio dell'anarchico, quindi, credo sia il seguente: siamo tutti in balia di un sistema capitalistico e di una societa' governata da leggi su leggi che ci tolgono il respiro.
Questo pero' non significa che siamo vittime e che come tali dobbiamo per forza subire questa condizione impostaci da qualcuno.
In parole povere: ribelliamoci!
Che ne dici, puo' essere?
Secondo me, a prescindere dal vero significato della frase, in essa vi e' insito un elemento di ribellione. Questa e' l'impressione che mi da' la frase leggendola.
Forse si tratta di qualcuno che, in preda all'esasperazione e alla disperazione (magari una catastrofica situazione lavorativa, un marito violento, ecc.) sta tramando una vendetta che lo/la riscattera' e facendolo/la automaticamente passare dal ruolo di vittima a quello di carnefice. Un carnefice contro un altro carnefice, uno dei quali pero' soccombera' e diventera' a sua volta una vittima.
Per adesso queste sono le mie interpretazioni. Sarebbe interessantissimo se qualcun altro si facesse avanti offrendo una propria ipotesi.
Io intanto "gabulo" ancora un po' e poi se trovo altre possibili spiegazioni, le posto qua!
Ciao e mi raccomando, continua a tenere il blog aggiornato! Hai visto quanti lettori hai adesso? Oramai ti leggono da tantissime citta' d'Italia, dall'Australia, dal Giappone (si', ci sono io ma hai anche un lettore fisso da Sapporo a quanto pare), dagli USA, ecc. Insomma, l'audience si sta allargando!! Brava!
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